Il 12 settembre torna la Giornata mondiale senza sacchetti di plastica
Rifiutare i sacchetti di plastica alla cassa del supermercato è una scelta intelligente e fondamentale per salvaguardare l’ambiente. Ma se pensi che utilizzare le buste biodegradabili e compostabili risolva tutti i problemi, sei sulla strada sbagliata.
Quale sarebbe quella giusta? È meglio chiarirlo subito: l’unica soluzione davvero eco-friendly è usare una shopper in cotone o in altre fibre naturali, lavabile e riutilizzabile all’infinito.
Le buste, anche se biodegradabili, una volta usate si trasformano sempre e comunque in rifiuti da smaltire, anche se hanno un impatto ambientale meno devastante rispetto ai tradizionali sacchetti di plastica.
Il problema, quindi, è il termine “biodegradabile” che spesso confonde i consumatori, inducendoli a pensare che la borsa semplicemente scomparirà se gettata via. Se non smaltite negli appositi impianti, invece, anche le buste biodegradabili, disperse irresponsabilmente, continueranno a provocare danni.
Oggi, in occasione della Giornata mondiale senza sacchetti di plastica, istituita nel 2009 da “The Marine Conservative Society” (una no profit inglese che si batte per la salvaguardia dell’ecosistema marino) cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
Quanto inquinano le tradizionali buste di plastica a base di petrolio?
Le shopper non-biodegradabili, per intenderci quelle realizzate con polietilene ad alta densità, sono una delle principali cause di inquinamento. Eppure, in media, ogni europeo usa 198 sacchetti l’anno. Ecco perché sono pericolosi:
- Il 90% dei sacchetti è monouso e dopo averle usate per meno di 20 minuti finiscono nell’immondizia, restando nell’ambiente anche per 1000 anni
- oltre metà delle tartarughe marine contiene nello stomaco sacchetti di plastica
- si prevede che nel 2050 nei nostri mari ci sarà più plastica che fauna marina
- per produrli si consumano ingenti quantità di petrolio
- disintegrandosi, a causa degli agenti atmosferici, rientrano facilmente nella catena alimentare.
BIODEGRADABILE, COMPOSTABILE, OXO- BIODEGRADABILE. COME SCEGLIERE LE BUSTE PER LA SPESA?
Dando per scontato che la soluzione ideale è sempre scegliere shopper in stoffa e tessuti ecologici, ecco un elenco dei differenti tipi di sacchetti che potete trovare in commercio. Vediamo le differenze:
- Sacchetti tradizionali in polietilene ad alta densità (HDpe). Sono prodotte con derivati del petrolio, altamente inquinanti e ormai bandite dall’Unione europea.
- Sacchetti in plastica oxo-biodegradabile, prodotta da idrocarburi e da additivi. Non possono essere riciclati con la normale plastica , a causa della “frammentazione” provocata dagli additivi, e non sono compostabili.
- Sacchetti in plastica biodegradabile. Si dissolvono nell’ambiente al 90% in 6 mesi, ma tale processo potrebbe non completarsi in tempo utile per un loro corretto trattamento assieme alla frazione umida.
- Sacchetti in plastica compostabile chiamata comunemente bioplastica (come previsto dalla normativa europea). Si biodegradano negli impianti di compostaggio in poche settimane e quindi possono essere gettati nell’umido poiché si dissolve trasformandosi in compost .
Quindi, come specificato anche da Assobioplastiche, gli unici prodotti a potersi fregiare correttamente del termine “biodegradabile” sono quelli in bioplastica compostabile.
In generale, però, è sempre meglio evitare di acquistare e usare oggetti prodotti con la plastica e i suoi derivati, soprattutto se si tratta di oggetti monouso.
La strada giusta è quella “plastic free”, su questo non c’è dubbio.
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