Oltre 200 milioni di persone nel mondo ogni anno potrebbero non sopravvivere senza aiuti umanitari a causa dei cambiamenti climatici.
Il climate change, in sostanza, non è solo un problema ambientale ma la causa di drammatiche crisi umanitarie.
A dirlo sono gli ultimi dati diffusi dall’IFRC (Federazione internazionale della Croce rossa e della Mezzaluna rossa) presentati in occasione del vertice Onu sul clima che si è svolto all’inizio di questo mese.
Lo scioglimento dei ghiacciai, le inondazioni, la siccità e gli uragani, fenomeni sempre più frequenti anche a causa della brusca variazione delle temperature che il nostro Pianeta sta subendo, stanno contribuendo ad aumentare la povertà.
Attualmente ogni anno oltre 200 milioni di persone vengono colpite da catastrofi ambientali. Tra queste, a pagarne le conseguenze sono in particolare le popolazioni più indigenti: 108 milioni di persone che vivono già sotto la soglia di povertà con redditi inferiori a 10 dollari al giorno.
Secondo le previsioni, inoltre, entro il 2030 le persone colpite da disastri naturali potrebbero aumentare del 66% e quasi raddoppiare (+85%) entro il 2050.
Perché il climate change è responsabile dell’aumento della povertà?
- Guerre e instabilità politica. Secondo il commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, il 40% delle guerre civili degli ultimi 60 anni sarebbe causato dal degrado delle condizioni ambientali. In alcune zone dell’Africa, ad esempio, la carenza di terreni coltivabili sta intensificando la competizione per il controllo di risorse alimentari già scarse.
- Drastica riduzione della produzione agricola. Entro il 2050 il cambiamento climatico potrebbe ridurre del 30% il raccolto mondiale. Contemporaneamente la domanda di cibo è destinata ad aumentare del 50%. Secondo la GCA (Global Commission on Adaptation), l’organismo guidato dall’ex segretario generale Onu, Ban Ki-moon, nei prossimi 10 anni il cambiamento climatico potrebbe spingere sotto la soglia della povertà 100 milioni di abitanti dei Paesi in via di sviluppo.
- Difficoltà di accesso all’acqua. A causa del climate change, entro il 2050, il numero di persone con un accesso insufficiente all’acqua salirà dai 3,6 miliardi attuali a 5 miliardi, mentre l’innalzamento del livello dei mari e gli uragani genereranno un costo di mille miliardi di dollari l’anno a carico delle aree costiere urbane.
- Costi economici elevati. Secondo le ultime stime, il costo di un innalzamento della temperatura di due gradi centigradi si aggirerebbe intorno ai 69 trilioni di dollari entro il 2100, circa 27 volte il debito pubblico italiano.
Un elemento da non sottovalutare, infatti, è anche lo sforzo finanziario da affrontare per garantire assistenza: nello scenario peggiore, si arriverebbe a 20 miliardi di dollari l’anno entro il 2030. Basti pensare che nel 2017, ad esempio, gli Stati Uniti hanno speso oltre 300 miliardi di dollari per far fronte alle calamità.
Secondo gli esperti dell’IFRC la scelta migliore sarebbe investire maggiori risorse finanziare nella prevenzione dei disastri ambientali, in modo tale da dare, soprattutto alle popolazioni più povere, i mezzi e le competenze per affrontare e, in alcuni casi evitare, le conseguenze delle calamità naturali di cui sono vittime.
Come ridimensionare e prevenire le conseguenze negative del climate change?
La GGCA (Global Commission on Adaptation) ha individuato le aree di intervento dove sarebbero necessari maggiori investimenti economici:
- Sistemi di allerta. Oltre a salvare vite, possono ridurre del 30% i danni economici causati da una tempesta, con un preavviso di appena 24 ore.
- Costruzione infrastrutture. Con un aumento di costi del 3% si garantirebbero benefici superiori del 400% .
- Produzione agricola e risorse idriche. In alcune zone dell’Africa, come il Sahel, l’alterazione climatica sta già influenzando negativamente un’attività agricola del tutto dipendente dall’andamento delle piogge, in assenza dei più basilari sistemi di irrigazione.
- Difesa delle mangrovie. Le foreste di mangrovie assicurano un risparmio di 80 miliardi di dollari l’anno, grazie alla loro capacità di fare da barriera contro le inondazioni.
Senza interventi mirati e immediati, dunque, la povertà nel mondo crescerà parallelamente alle altre conseguenze negative del climate change.
Tutti noi possiamo fare la differenza, anche nelle piccole scelte quotidiane, come ridurre il consumo il carne e gli spostamenti in automobile e, in generale, comprando e consumando sempre di meno, con la consapevolezza che le risorse del nostro Pianeta non sono infinite.
Lascia un commento